Mercoledì, 25 aprile
Alba, comincia l'insurrezione a Parma. In giornata cominciano anche i combattimenti per la liberazione di Cuneo e di Torino.
Ore 06.00, via Pergolesi. Leo Valiani incontra l'azionista Mario Rollier e gli consegna l'ordine insurrezionale da far pervenire a Egidio Liberti, capo di stato maggiore delle formazioni Giustizia e libertà. All'incirca alla stessa ora Lelio Basso e Corrado Bonfantini, comandante generale delle brigate Matteotti, dalla sede insurrezionale sita in viale Monte Nero 82 diramano l'ordine di insorgere alle formazioni organizzate dal partito socialista.
Ore 08.00, via Copernico 9. Il Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia si riunisce presso il collegio dei Salesiani. Rodolfo Morandi viene nominato presidente del CLNAI. Approvata all'unanimità la proclamazione dell'insurrezione. Il proclama viene mandato in via Vittor Pisani al caffè Bellotti da dove Riccardo Lombardi lo dirama attraverso le staffette del Comitato. Lombardi ha nel frattempo concordato con il colonnello Alfredo Malgeri la mobilitazione dei militi della Guardia di finanza che, nella notte, dovranno muovere dalla caserma di via Melchiorre Gioia e procedere all'occupazione della Prefettura e degli edifici pubblici.
Viene inoltre redatto il decreto dell'assunzione di tutti i poteri da parte del CLNAI e dei CLN regionali, provinciali e cittadini. Con un altro decreto vengono nominate le commissioni di Giustizia per la funzione inquirente, i Tribunali di guerra e le Corti d'assise popolari per quella giudicante. Il decreto recita: "I membri del governo fascista ed i gerarchi del fascismo colpevoli di aver soppresso le garanzie costituzionali e di aver distrutto le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesso e tradito le sorti del Paese e di averlo condotto all'attuale catastrofe, sono puniti con la pena di morte e nei casi meno gravi con l'ergastolo ".
Tutti gli altri reati saranno puniti con il codice penale del 1889, rispettivamente secondo le leggi militari di guerra vigenti l'8 settembre 1943. Un terzo decreto riconosce i Consigli di fabbrica con controllo sulla produzione.
Ore 8.00 circa, corso di Porta Magenta 79. Il Comando generale del Corpo volontari della libertà si riunisce presso il convento delle Suore della Riparazione.
Ore 8.00 circa, via Carlo Poma 8. Il Comando piazza di Milano fissa provvisoriamente la propria sede operativa nel commissariato di PS. Gli agenti, da tempo contattati da rappresentanti delle Matteotti, non oppongono resistenza.
Ore 8.00 circa, zona Città Studi. Prima ancora di ricevere le direttive insurrezionali la 116ª brigata Garibaldi SAP occupa il Politecnico per farne la base delle operazioni. Agli ordini del comandante Bruno Galbiati (Marino) la brigata ha sfilato da viale Campania a piazza Leonardo da Vinci senza incontrare resistenza: 340 uomini inquadrati con 5 mitra, 17 fucili, 56 pistole e bombe a mano.
Ore 8.30. Si diffondono voci di ogni genere. Lungo viale Monza - riferisce Bruto Mauri, comandante la IX divisione Garibaldi di Sesto San Giovanni - tutto sembra normale. Nulla di nuovo anche dalla radio.
Ore 10.00, via Venini angolo via Sauli. Davanti ai capannoni della Necchi i tedeschi stanno frettolosamente imballando e caricando sui camion materiale vario, in gran parte pneumatici. Nella zona della Stazione centrale nulla di insolito.
Ore 10.00, Niguarda. Elementi della 113ª Garibaldi SAP, in collaborazione con alcuni gappisti, disarmano i militi di un posto di blocco recuperando tre mitra, tre fucili e una pistola Beretta.
Ore 11.00 circa, Sesto San Giovanni. Il comando della IX divisione garibaldina di Sesto San Giovanni riceve l'ordine di mettere immediatamente in atto il previsto piano di difesa delle fabbriche.
Ore 11.30 circa, viale Monza. Sotto i portoni e agli angoli delle strade, aumentano i capannelli. Davanti alla Ercole Marelli di Sesto San Giovanni è già sorto un posto di blocco partigiano. Assembramenti davanti alla fabbrica. Parecchi impiegati salgono di corsa sul "tram bianco" che sta partendo per Milano. Sarà l'ultima corsa della giornata.
Nel centro di Milano piazza del Duomo si presenta deserta.
Ora imprecisata del mattino, Porta Ticinese. L'ufficiale di collegamento del Comando piazza comunica ai membri del comando unificato del Ticinese l'ordine insurrezionale. Manca solo il rappresentante democristiano che ha peraltro funzioni di vicecomandante. Si farà vivo il 4 maggio dichiarandosi " pronto a collaborare ma senza nessuna formazione sua ".
Ore 12.00 gli alleati entrano a Parma ormai sotto il controllo partigiano. Il corrispondente della BBC, Godfrey Talbot, comunica a radio Londra: "l'ordine è perfetto". Permane la minaccia di tre divisioni tedesche chiuse nella sacca di Fornovo.
Ore 12.05, viale Sarca 222. Al pervenire dell'ordine insurrezionale alla Pirelli alcuni partigiani si recano a intimare la resa al comando germanico all'interno della fabbrica. Il comandante del presidio, maresciallo Blum, reagisce e viene ucciso, due tedeschi sono feriti e gli altri fatti prigionieri. E' l'inizio dell'insurrezione armata nella cittadella rossa.Ore 12.15 circa, zona Stazione centrale. Allo stabilimento Pirelli di via Fabio Filzi, diviso in due fabbricati denominati Brusada e Sede, giunge l'ordine di iniziare lo sciopero insurrezionale alla ripresa pomeridiana del lavoro. I responsabili del 6° distaccamento della 110ª brigata Garibaldi SAP dispongono di 36 garibaldini più una trentina di volontari con quindici moschetti, venti pistole, una mitraglia da 12,7 mm (ma inutilizzabile perché senza treppiede) e una ventina di bombe a mano, il tutto con un'autonomia di fuoco di circa mezz'ora. Nell'ora successiva il disarmo di alcuni nazifascisti bloccati nelle vie adiacenti frutta qualche mitra e qualche altra pistola. Ore 13.00. Inizia ufficialmente lo sciopero insurrezionale. In realtà in numerose fabbriche gli operai hanno già cominciato ad astenersi dal lavoro e a organizzare la difesa degli stabilimenti.
Ore 13.00, Niguarda. Il 2° distaccamento Dino Giani della 110ª brigata Garibaldi SAP blocca Bresso e cattura e giustizia il vicecomandante della brigata nera Aldo Resega, il comandante della compagnia Oberdan, che ancora il 23 aprile in via Cadamosto aveva fatto fucilare il gappista Giancarlo Brugnolotti, e un altro brigatista nero già segnalato come criminale di guerra. Per tutto il pomeriggio vengono fermati, a volte con brevi scaramucce, automezzi nemici.
Ore 13.00 circa, Sesto San Giovanni. Dal cavalcavia sulla ferrovia sfreccia in direzione di Milano un camion di mutini che con una mitraglia sparano sugli operai assembratisi davanti alla Marelli causando un morto e alcuni feriti. Il camion si dilegua.
Ora imprecisata, Zona Ticinese. Il Comando unificato di settore si insedia provvisoriamente alla Borletti, in via washington, mentre i comandanti di brigata radunano gli uomini e impartiscono le ultime istruzioni. La 113ª brigata Garibaldi è concentrata alla Sisma di via Solari 54, la 122ª alla Borletti, la 42ª Matteotti nelle scuole di via Gentilino, le brigate Giustizia e libertà Max Masia e Sergio Kasman nella ditta Fasani (via Pioppette) e nelle fabbriche Riva (via Stendhal 134) e Tallero (via Giambellino 115).
Ore 13.00, via Rubattino. L'ordine insurrezionale giunge al distaccamento della 118ª brigata Garibaldi all'interno dell'Innocenti. Imprudentemente il comando ha precedentemente lasciato uscire dalla fabbrica la maggior parte dei sappisti e gli operai, riconvocandoli per le 18. Tutto, comunque, si svolge senza incidenti: bloccati centralino e uscite, viene occupata l'armeria e fatti prigionieri 15 nazifascisti. Due mitragliere da 20 mm. vengono piazzate a difesa della fabbrica.
Ora imprecisata. Alcuni sappisti dell'officina ATM di via Teodosio percorrono a bordo di un camioncino le zone Monforte, Vittoria e Venezia disarmando i fascisti che incontrano e portando poi le armi agli operai dell'officina .
Ore 13,30: via Padova 257, Aldo Giovenzana, comandante la 110ª brigata Garibaldi SAP, ordina a Giuseppe Martino, comandante il 1° distaccamento, di occupare la sede fascista Aldo Sette. I brigatisti neri "subito abbandonano la partita, poi un camion sbarra la strada e così iniziano le operazioni di fermo delle macchine che tentano di allontanarsi da Milano ".
Ore 13,30 circa, via Oglio: matteottini e garibaldini disarmano il presidio fascista all'interno della Motomeccanica e respingono un attacco all'ingresso di via Mincio.
Ora imprecisata del primo pomeriggio. Il 1° e il 2° distaccamento della 111ª brigata Garibaldi SAP occupano la Pracchi (via Gallarate 50) e il deposito benzina Petrolea, il 3° l'Alfa Romeo (via M. U. Traiano 33), il 6° la Face (via Bodio 35), mentre il 7° nel pomeriggio sostiene uno scontro a fuoco con un automezzo della Muti e, dopo una breve sparatoria, respinge un'autocolonna fascista che tenta di abbandonare la città seguendo la via Comasina.
Ore 14.00 circa, via Fabio Filzi. La Pirelli è circondata dai fascisti che sparano con una mitragliera da 20 mm. I sappisti rispondono risparmiando le poche munizioni e fino all'esaurimento delle bombe a mano.
Ore 14.00, Prato Centenaro. Il 5° distaccamento Mandelli della 110ª brigata Garibaldi SAP blocca viale Sarca e viale Fulvio Testi all'altezza di via Pianell e viale Suzzani all'altezza di via De Angelis. Scambio di colpi con i fascisti attestati nelle casermette di viale Suzzani e con alcuni automezzi che cercano di guadagnare la periferia. Cade il garibaldino Guglielmo Baccalini ed è ferito il commissario di distaccamento Germano Grassi. Occupato in modo incruento il deposito locomotive di Greco milanese. Turro: la 130ª brigata Garibaldi SAP occupa la fabbrica Magnaghi e rastrella il quartiere.
Ore 14.00 circa, via Tortona. Per intimorire gli scioperanti della Cge, i fascisti prelevano da San Vittore i due patrioti Umberto Retta e Enrico Torchio e li e fucilano davanti ai cancelli della fabbrica. Informato dell'accaduto, Sandro Pertini vi si reca e tiene un comizio alle maestranze.
Ora imprecisata, piazza Sicilia. Quattro fascisti a bordo di una macchina irrompono nella piazza esplodendo raffiche di mitra. Cadono colpiti a morte i matteottini Bartolo Bertelli e Carlo Dones, altri 4 rimangono feriti insieme ad alcuni civili.
Zona Porta Romana-Vigentina. Distaccamenti della 114ª e della 115ª brigata Garibaldi SAP, in collaborazione con squadre matteottine, occupano il TIBB in piazzale Lodi, le Smalterie italiane, la OM in via Leoni 18, la Centrale del latte in via Castelbarco 37 e il panificio militare di via Quaranta.
Ora imprecisata del pomeriggio, zona Porta Romana-Vigentina. Sparatorie nel quartiere attorno alla Motomeccanica di via Oglio e alla OM di via Leoni, dove giellisti, matteottini e garibaldini sostengono un aspro combattimento contro nazifascisti che sparano sulla fabbrica con mitragliatrici pesanti. Cinque operai feriti.
Ore 14.30 circa, zona Calvairate. Nelle prime ore del pomeriggio il 2° distaccamento della 124ª brigata Garibaldi SAP occupa l'autorimessa dell'Atm in viale Molise.
Tardo pomeriggio, Sesto san Giovanni. Approntate le misure difensive e istituiti posti di blocco partigiani attorno ai quattro stabilimenti Falck. Alla Ercole Marelli si preparano i turni di guardia per la notte e si costituisce il reparto da inviare come rinforzo alla Pirelli. Occupate anche la Magneti Marelli, la Gabbioneta, la Sapsa e la Osva.
Ore 15.00 circa, zona Sempione. Sappisti dell'Alfa Romeo catturano in viale Certosa cinque ufficiali tedeschi in fuga su una automobile.
Ore 15.00, Crescenzago. Un'autocolonna di SS e marò della X Mas con un'autoblinda si presenta al posto di blocco garibaldino in fondo a via Padova. Dopo un breve parlamentare si apre il fuoco da entrambe le parti. I garibaldini sono a corto di munizioni e non hanno armi pesanti: i nazifascisti superano il blocco e si allontanano. Nello scontro cade il sappista Valentino Cerchierini, "Tino", detto anche "el gatt".
Ore 15.00, Precotto. Il 3° distaccamento della 110ª brigata garibaldi SAP, comandato da Santo Bonaita, forma un posto di blocco in piazza Precotto. Scambio di qualche fucilata con alcuni automezzi nazifascisti transitanti in viale Monza.
Ora imprecisata, Taliedo. Il distaccamento della 116ª brigata Garibaldi SAP, costituito alla Caproni, prende possesso della fabbrica insieme a sappisti della 54ª e 55ª brigata Matteotti e a un distaccamento delle brigate Giustizia e libertà. Ore 16.00, zona Stazione centrale. Un carro armato tedesco sfonda il cancello della Brusada e poi della Sede, i due stabilimenti Pirelli di via Fabio Filzi dove i partigiani stanno resistendo da circa due ore. I difensori, ormai senza proiettili, nascondono le armi e si arrendono. Alcuni operai, portati all'hôtel Gallia e minacciati di fucilazione dai brigatisti neri, vengono lasciati in libertà alle 18.00 in seguito all'arrivo di due ufficiali tedeschi i quali si dichiarano "convinti che il personale della Pirelli era stato vittima di un colpo di mano di partigiani esterni ". La città è ormai in subbuglio e la fucilazione dei rastrellati può costar cara.
Ore 17.00, Bicocca. Bruto Mauri, comandante la 109ª brigata Garibaldi SAP arriva davanti all'ingresso della Pirelli ostruito con un vecchio locomotore disposto trasversalmente. Chiama due operai in tuta e armati che sporgono dal muro e, per poco, non viene preso a fucilate: nella precipitazione degli eventi nessuno ha pensato alla parola d'ordine. Alla fine, riconosciuto da "Marco", comandante i sappisti della Pirelli, gli viene gettata una scala per scavalcare il muro di cinta.
Ora imprecisata, Taliedo. Sappisti della 125ª brigata Garibaldi SAP occupano l'aeroporto di Taliedo catturando il presidio germanico. Squadre delle brigate Mazzini controllano la zona di Taliedo, viale Corsica e viale Campania.
Ora imprecisata, zona Centro. La 120ª brigata Garibaldi SAP impone la resa ai nazifascisti dislocati in Foro Buonaparte ai numeri 16, 18, 60, 62 e occupa il commissariato di PS di via Pezzoni e la sede della Muti di via Rovello 2, già abbandonata dai mutini in fuga.
Ore 17.00, piazza Fontana 2. Attraverso la mediazione del cardinale Schuster, Mussolini, sperando di poter ancora patteggiare la resa, incontra all'arcivescovado alcuni rappresentanti del CLNAI e il generale Cadorna, comandante il Corpo volontari della libertà. Il duce è accompagnato dal maresciallo Graziani, dal ministro Zerbino, dal sottosegretario Barracu e dal prefetto Bassi. Per il CLNAI sono presenti Achille Lombardi (partito d'azione), Achille Marazza (democrazia cristiana), Guido Arpesani (partito liberale). Informato che la resa dei fascisti deve essere incondizionata e che i tedeschi stanno trattando con gli americani, Mussolini dichiara di voler ritornare in Prefettura per riprendersi - dice - la libertà d'azione con i tedeschi. Si impegna a ritornare all'arcivescovado entro un'ora per concludere le trattative di resa.
Ora imprecisata del pomeriggio. Occupate le sedi del Corriere della Sera, della Gazzetta dello Sport e del Popolo d'Italia in piazza Cavour. Si utilizzano gli impianti per stampare le edizioni insurrezionali de l'Unità, de l'Avanti e di Italia libera, organo del partito d'azione. Gappisti a protezione della sede del Corriere.
Ore 17.30, zona Ticinese. Due squadre della 113ª brigata Garibaldi, in collaborazione con elementi della 48ª brigata Matteotti, presidiano le centrali zonali dell'energia elettrica e dell'acqua potabile.
Ora imprecisata, zona Lambrate-Ortica. Squadre delle brigate Matteotti occupano la stazione ferroviaria di Lambrate e la caserma del 3° Autieri in via Pitteri.
Ore 18.00 circa, Bicocca. Basilio Pitea, commissario politico della IX divisione Garibaldi, arriva alla Pirelli con due camion carichi di garibaldini della Ercole Marelli.
Ore 18.00 circa, zona Calvairate. Il 2° distaccamento della 124ª brigata Garibaldi SAP respinge un'attacco tedesco al deposito ATM di viale Molise. Si spara per circa un'ora fra viale Molise, via del Turchino e via Monte Velino. I tedeschi abbandonano la zona.
Ore 19.00, Bicocca. Il cielo è annuvolato ed a tratti pioviggina. All'interno della Pirelli fervono i preparativi: approntato il servizio sanitario con almeno una cinquantina di persone fra medici e infermieri. Le cucine sono pronte per servire una minestra calda ai volontari.
Ore 19.30 circa, Corso Monforte 31. Mussolini lascia il palazzo della Prefettura e si dirige verso Como con il pretesto di un'estrema difesa in Valtellina, in realtà con l'intenzione di riparare in Svizzera. Lo seguono Graziani, Pavolini, il comandante della Muti Franco Colombo, numerosi gerarchi e una scorta di SS che deve sorvegliarne i movimenti e impedirgli di espatriare o di consegnarsi agli alleati.
Ora imprecisata della sera, zona Centro. Attorno alla sede fascista di piazza San Sepolcro scontri tra repubblichini e squadre della 54ª e 55ª brigate Matteotti. In via del Bollo cadono i sappisti matteottini Natale Mapelli e Giuseppe Taviano.
Ore 20.00, zona Calvairate-Ponte Lambro. Distaccamenti della 124ª brigata Garibaldi occupano il Mercato pollame e Ponte Lambro.
Ore 20.00, zona Farini. Via Valtellina angolo via Jenner. Scontro a fuoco tra garibaldini del 7° distaccamento della 111ª brigata SAP e fascisti a bordo di un'auto. Il garibaldino Ugo Zagaria cade nel tentativo di portarsi a distanza utile per scagliare una bomba a mano.Ore 21.00, zona Baggio. Via Forze Armate, il 1° distaccamento della 112ª brigata Garibaldi SAP disarma i fascisti del presidio della Bernardi recuperando una mitraglia, quattro mitra e una trentina di fucili con abbondante munizionamento. Il 2° distaccamento occupa Villa Feltrinelli, adibita a deposito della SS tedesca. Il 3° distaccamento, con alcuni sappisti della fabbrica Violini, occupa il distaccamento bersaglieri di via Vittoria Colonna e si impadronisce di 43 fucili e parecchie casse di munizioni con cui vengono armati gli operai della Violini, della Salmoiraghi e della Bergomi. Il 4° distaccamento occupa Baggio e prende possesso della caserma della GNR e della casa del fascio. Non si segnalano scontri.
Ore 21.00, zona Bicocca. Lungo viale Zara, all'altezza della Pirelli, sono fermi un autobus di linea e diversi camion con circa duecento baschi neri della milizia fascista francese di Darnand, la cui fama è peggiore di quella dei repubblichini. Probabilmente intendevano accodarsi alle colonne fasciste dirette in Valtellina ma hanno sbagliato strada e non sanno che direzione prendere.
Ore 22.00. Una delegazione garibaldina porta l'intimazione di resa ai francesi che la respingono e cominciano a sparare con mitragliatrici pesanti scaricate dai camion. I proiettili prendono d'infilata tutti gli spazi che dividono i capannoni della Pirelli disposti trasversalmente al viale Zara. Alcuni feriti, non gravi, tra gli operai.
I collegamenti fra i vari punti del quadrilatero vengono effettuati attraverso i magazzini interrati che corrono sotto gli stabilimenti.